Intervista a Carlo Triarico

slide vigneto

La mia idea di agroecologia
ovvero un futuro (e un presente) migliore possibile

Chiacchierata con Carlo Triarico su un modello migliore di agricoltura, sui cambiamenti e sulla speranza.

Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica. Lo incontriamo ai margini di un evento all’interno di Firenze Bio.

Uomo di profonda cultura e sensibilità, non può non colpirti all’impatto per la forza calma delle sue parole e per lo sguardo timido e sognante.

 

 

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Qual è la storia di questa associazione e perchè c’è bisogno di una associazione per l’agricoltura biodinamica?

L’Associazione della quale sono presidente da qualche anno è nata nel febbraio del 1947, quando fu possibile per la prima volta ristabilire in Italia i diritti di associazione, storicamente è la prima associazione creata in Italia nel dopoguerra. È stato fondata da un gruppo di persone che sapevano che c’era da ricostruire un Paese e che la strada giusta non era quella di un iperproduttivismo consumistico, l’Italia poteva essere riconosciuta con una visione diversa, che era quella dell’agroecologia. Perchè l’agricoltura biodinamica è nata agli inizi degli anni venti, quanto l’agricoltura industriale cominciava a diffondersi, qualcuno pensò che poteva esserci un’altra modernità, quella dell’ecologia. Oggi l’Associazione ha circa 1000 soci, soci molto attivi, che fanno buona agricoltura per il Paese, attività culturali, di formazione, divulgazione ma anche ricerca.

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Qual è il profilo del vostro associato?

Noi non abbiamo solo aziende biodinamiche, questo ci differenzia dall’Associazione Demeter, l’ente che certifica e garantisce la qualità biodinamica secondo degli standard precisi. Ha circa 419 aziende a marchio Demeter, la stima del Ministero dell’ultimo Bioreport 2018 del Ministero dell’Agricoltura dice che le aziende che applicano la biodinamica in Italia sono 4500. Noi abbiamo 1000 associati, una parte di loro applica l’agricoltura biodinamica, in buona parte certificati da Demeter, ma tanti sono agricoltori che stanno accostando all’agricoltura biodinamica o biologica e vogliono trovare attraverso le conoscenze degli altri agricoltori una strada per produrre in modo diverso, visto tra l’altro che i consumatori richiedono sempre di più certezze sul piano alimentare e prodotti sani.

 

In uno scenario di omologazione, di un bio che diventa industrializzato (colture intensive, monocolture, ecc.) la biodinamica può rappresentare l’alternativa per un ritorno a un tipo di agricoltura in equilibrio con la natura?

Dobbiamo fare in modo che il biologico tenga la barra fissa sulla sua vocazione a tendere verso un indirizzo agroecologico di sistema per la produzione. E deve riuscire a spostare il resto dell’agricoltura verso modelli virtuosi. In Italia sta cominciando questo cammino, visto che viene ridotto progressivamente il bilancio dei pesticidi, ma è ancora troppo poco, dobbiamo fare di più. io credo che l’agricoltura biodinamica abbia proprio questo compito, di indicare un cammino di coerenza in senso agroecologico nell’azienda a ciclo chiuso che trova le sue riserve all’interno come in una economia circolare, e questo modello agroecologico integrale, a mio avviso, può essere veramente un indirizzo forte di modello su cui posizionale l’agricoltura italiana. Questo significa fare tutti agricoltura biodinamica? No, non è questo. Noi possiamo spingere alcune aziende a cambiare direzione facendo virtù delle loro competenze, in modo che tutta l’Italia possa esprimersi al meglio in termini di ecologia e agroecologia. Questa penso sia la missione. La biodinamica ha un disciplinare molto più restrittivo rispetto all’agricoltura biologica, le aziende che vogliono fare un passo avanti ulteriore in termini di qualità possono prendere questo come punto di riferimento, così come tutti quelli che stanno entrando adesso nel biologico possono avere una guida per un miglioramento continuo, rispetto a uno – nobilissmo, per carità – standard minimo che il biologico richiede. C’è uno standard minimo e c’è anche uno standard elevato, che fa sempre parte del biologico: questa è l’agricoltura biodinamica.

È possibile oggi trovare questo equilibrio tra agricoltura ed ecologia? E quali sono le buone pratiche che possono essere messe in campo per raggiungere quest’armonia?

Io penso che passino attraverso dei punti chiave che sono: innovazione, ricerca, formazione. Oggi in Italia ci siamo sviluppati tantissimo nel biodinamico, nel biologico soprattutto, dove siamo i primi esportatori europei, ma ci manca la formazione e la ricerca. Se noi abbiamo ancora adesso le università chiuse al biologico e al biodinamico, mentre l’economia si è spostata lì e i consumatori si sono spostati lì, e se abbiamo ancora le università chiuse alla ricerca in biologico e biodinamico, ne avremmo un grande bisogno, non riusciamo a fare il passo necessario, non abbiamo in Italia neanche una sezione di un istituto tecnico agrario che sia ad indirizzo, magari anche solo sperimentale, in agricoltura biologica e biodinamica, e quindi non abbiamo le generazioni competenti a seguire il grande cambiamento di transizione ecologica che l’agricoltura sta affrontando in questo momento e di cui l’Italia produttivamente è un leader. Non ce lo possiamo permettere.

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Che resistenze si trovano?

Beh, le resistenze purtroppo appartengono a un settore del mondo accademico che è minoritario nel panorama internazionale, perché il panorama internazionale ci sta indicando l’agroecologia come sistema virtuoso per il futuro, ma che invece è insediato nei posti chiave dell’Accademia e che cerca di rallentare la strada che però i fatti stanno indicando, addirittura cercando di fermare una legge, quella sul biologico che è stata approvata alla Camera, che riconosce il biologico e il biodinamico e li equipara, e che prevede un piano strutturale per il Paese in quella direzione, cercano di impedirne l’approvazione anche al Senato, che invece è sentita perché questa legge è passata non soltanto alla stragrande maggioranza della Camera, ma anche con la benedizione delle grandi organizzazioni agricole del Paese, tutte, che hanno indicato nella strada del biologico e del biodinamico, qualcosa su cui sicuramente fondare modello e far tesoro per l’Italia. Allora, quel tipo di resistenza che fanno parte di un mondo accademico arretrato ahimè rispetto a questi cambiamenti, non devono impedire al Paese di fare quel passo che sta facendo, tutti insieme, portandosi appresso gli agricoltori italiani, tutti gli agricoltori italiani, noi non dobbiamo lasciarne nessuno indietro, perché la fase di transizione all’agroecologia che stiamo vivendo ci obbliga a questo. Nessuno sia abbandonato e resti indietro, l’ultimo degli agricoltori italiani deve essere posizionato in modo tale da fare virtù delle sue competenze storiche.

 

Chiudiamo con un motivo per cui c’è speranza che tutto ciò avvenga nel più breve tempo possibile.

La speranza sta ad esempio nel fatto che oggi 15 marzo, in tutto il mondo i giovani stanno facendo uno sciopero per il clima. Hanno capito e vogliono far capire anche alla politica che da questo punto di vista è inadatta a gestire il cambiamento e che questo è davvero importantissimo. Se sposiamo questa lotta in materia di clima con i cambiamenti dovuti all’agricoltura, basti pensare che l’agricoltura viene stimato che porta emissioni di CO2 per un questo del totale, se accompagniamo questo alle buone pratiche agricole con l’impulso dei giovani che sta arrivando adesso, vinciamo la nostra battaglia!

CARLO TRIARICO

Storico della scienza e autore di numerose pubblicazioni scientifiche, è stato coordinatore, per la Facoltà di Agraria di Firenze, della sezione Biodinamica del Master in Agricoltura Biologica e Biodinamica e consulente ARSIA Regione Toscana per l’Agricoltura sociale.
Dal 2007 è consigliere scientifico della Fondazione Italiana per Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica.
Dal 2016 è membro permanente del Comitato ministeriale per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica del MIPAAF.
Ha fondato nel 1994 la scuola di formazione APAB, oggi istituto riconosciuto, di cui è direttore.
Dal 2011 riveste la carica di Presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica in Italia.
Dal 2015 è Vicepresidente FEDERBIO (Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica) con delega alla formazione. Svolge una intensa attività di divulgazione e insegnamento in Italia e all’estero.

Carlo Triarico
Carlo Triarico
Presidente dell'Associazione per l'Agricoltura Biodinamica in Italia
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